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mercoledì 14 dicembre 2016

"Tu non sei normale "

Sentirsi sempre dire "Tu non sei normale "
Non esiste una normalità assoluta:
“Essere normali” vuol dire essere adattati a un insieme di regole, abitudini o convenzioni.
Siamo stati educati a pensare che la normalità sia un bene assoluto, al punto che di fronte a un nostro pensiero “non normale”, pensiamo di aver sbagliato in qualcosa, addirittura di essere noi stessi sbagliati.
Invece nutrire dubbi, fare domande scomode e concepire pensieri anormali non sono sintomi di inadeguatezza, ma di conflitto -conflitto con il gruppo di cui, magari senza volerlo o saperlo, abbiamo accettato le regole di normalità- e poiché, come abbiamo visto, non esiste una normalità assoluta, di fronte a un malessere interiore non dovremmo chiederci solamente se c’è qualcosa di sbagliato in noi, ma se per caso non ci sia qualcosa di sbagliato nella normalità che abbiamo accettato come riferimento.
 
In altre parole, siamo noi ad andare contromano, o sono tutti gli altri? La risposta non è così scontata.
Invece critichiamo la normalità solo raramente. “Tutti gli altri sono o fanno così” ci diciamo, come se questo fosse un motivo sempre valido per fare altrettanto, dimenticando però che la storia non è mai stata fatta da chi ha seguito la folla lungo le strade normali. I cambiamenti sono sempre conseguenza di un ideale non comune, di un pensiero innovativo, di una persona folle che un giorno ha pensato di cambiare il mondo e -guarda un po’- ci è pure riuscito.
Non c’è cambiamento senza ribellione allo status quo, non c’è progresso senza una critica alla normalità.
Io la mia posizione l’ho trovata tanto tempo fa.
Rispetto a una società che reputo profondamente ingiusta, essere anormale è un dovere morale. Preferisco essere strano tra i normali, o normale tra gli strani, che crogiolarmi nel senso di appartenenza ad un mondo che ritengo sbagliato.
E quando mi diranno ancora: “tu non sei normale”, io risponderò:
( dal Web)






















































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