La slave ha il desiderio di essere usata, di subire passivamente qualcosa che nonostante le piaccia non avrebbe mai la sfrontatezza di fare nella sua vita quotidiana, ma allo stesso tempo potrebbe essere una donna dalle capacità dirigenziali e organizzative enormi.
Slave nel gioco ma non nella vita dunque.
Il dominante, Master o Mistress che sia, per assurdo potrebbe essere un semplice esecutore nella vita quotidiana, abituato ad eseguire ordini e a seguire tabelle prestabilite da organi superiori.
Io personalmente vivo la mia anima slave nel più normale dei modi. Non nascondo in alcun modo le mie passioni verso il sadomaso, ma non le esibisco.
Ho una vita quotidiana come tante. Lavoro, casa, famiglia
nulla di particolare e niente in più o meno delle altre donne della mia età.
La slave esce durante il gioco con il mio “Lui”, che nel gioco diventa il mio “Padrone”.
Mi piace appartenergli, portare il suo collare, fare quello che gli dona piacere
questo dona piacere anche a me.
Alcune volte trovo persone che mi confidano che giocano per amore.
Questo non è un gioco che si fa per amore. L’amore è il collare più forte di ogni altro, ma non fa si che una donna si trasformi in una slave. Quante frustate sopportate per amore portano alla fine dello stesso? Per amore si riuscirebbe a vedere giocare il proprio Lui con altre?
Non si fa per amore
si rischia di veder bruciati il proprio amore e il proprio io.
Quando si gioca si deve sentire dentro la voglia che cresce, il desiderio di continuare il gioco, la volontà di superare i limiti
non la rabbia di dover subire, sia pur per amore, umiliazioni e dolore.
Il masochista non è un malato, ma una persona che esprime in maniera diversa la propria sessualità, non la propria vita.
Non è slave una persona che subisce passivamente le angherie del proprio cap’ufficio. E’ solo una persona debole.
La slave non lo è, non potrebbe mai esserlo.
Non è debolezza quella che la porta a stare ai piedi del proprio Padrone, mentre lui usa un’altra slave. E’ la sicurezza di appartenergli altro ogni possibile modo. E’ l’eccitazione del momento che si vive. E’ la voglia di dare e ricevere piacere
e la consapevolezza che quello è solo un gioco.
Dopo il gioco il Padrone ridiventa l’amico, o il compagno, o l’amante
Quale persona debole riuscirebbe a subire questo per più di una volta? Quale persona che non sia forte riuscirebbe a piegare il capo davanti a ordini che al momento paiono incomprensibili?
Ubbidire quindi non subire.
Persone che affermano che la slave debba essere praticamente svuotata di ogni personale spirito, volontà o desiderio
sbagliano, e talvolta sono pure in malafede.
Primo perché nel nostro gioco c’è la regola suprema del Sano, Sicuro e Consensuale, quindi niente può essere fatto, o fatto subire senza la volontà della controparte.
Secondo perché una slave è sempre una donna, e se dimentica di esserlo anche solo per un istante non sarà mai una slave.
Cosa vuol dire essere slave dunque
?
Al di là delle frasi poetiche che ti porterebbero a dire: “L’umile ancella del mio Padrone” oppure “Un vaso di creta nelle sue mani”
Una slave è principalmente una donna, che ama giocare per dare e ricevere piacere in un ruolo subordinato, ma che è capace di amare, di volere e di vivere al di là del Sadomaso.
(Tratto da guida BDSM)
Concordo pienamente con l'analisi esposta. Una slave, deve esser a seconda delle occasioni che lo richiedano, una princess, una fidanzatina, un'amante, una puttana da esibire, una troia da da usare, ma soprattutto una vera Donna da comprendere e ascoltare e non nella circostanza da comandare... Brava Stella!
RispondiEliminaGrazie F.
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